Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

sabato 22 gennaio 2011

Io era tra color che son sospesi

Come il buon Virgilio, anche io vivo tra color che son sospesi, nel limbo dei soggetti professionalmente evanescenti.
Di quelli che si ammalano e vanno in ferie e si infortunano e fanno figli e assistono parenti gratis. Di quelli che a trent'anni hanno fatto svariati lavori ma non sanno rispondere alla domanda "che lavoro fai?". Di quelli che tecnicamente, per le generazioni precedenti, non hanno ancora cominciato a lavorare. Di quelli che hanno studiato molto, forse troppo, forse male. Di quelli che probabilmente non hanno ancora imparato a fare nulla. Di quelli che non avranno la pensione. Di quelli che non potranno dire "adesso mi compro una casa" senza aggiungere "papà dammi una mano". Di quelli che non potranno fare figli senza aggiungere "mamma dammi una mano". Di quelli che cambieranno lavoro più spesso di quanto genitori e nonni, impiegati, operai, commercianti da una vita, avrebbero mai concepito come possibile. Di quelli che vivono e abbozzano una progettualità futura senza sapere cosa faranno domani, o fra un mese, o fra un anno. Di quelli per cui genitori e nonni sono molto preoccupati.
Contrariamente a quanto le premesse possano lasciare supporre questo post non intende:
1) sottolineare che in questo paese non esiste la meritocrazia, che senza conoscenze non vai avanti, che bisognerebbe fare largo ai giovani;
2) far presente che il paese è bloccato, che la crisi lo sta schiacciando, che c'è uno stato sociale inaccettabile, che il precariato avvelena la vita delle nuove generazioni.
Questo post intende bensì enumerare i numerosi vantaggi che la suddetta condizione paradossalmente può offrire.

Se oggi fossi tra i pochi coetanei che possono contare sulla parola magica, lavoro a tempo indeterminato, non avrei avuto ragione nè probabilmente modo di cimentarmi in lavori diversi, sperimentando il gusto di fare il lavoro A per staccare dal lavoro B e a tempo perso occuparmi del lavoro C per sfruttare meglio il tempo per A, contando anche sulle pause da B. E invece adesso conosco limiti e vantaggi di A, B e C e magari in un futuro molto prossimo avrò da dire la mia anche su D ed E.
Se potessi contare sulla parola magica, forse non mi sarei lanciata con la stessa curiosità e passione nella scoperta continua di che cosa posso evitare di comprare oggi? cosa mi serve davvero per vivere serena? qual è il guadagno minimo che mi occorre per procurarmi ciò che mi serve davvero? 
Se potessi contare sulla parola magica, oggi non avrei l'ardire di chiedermi, a quasi 31 anni, cosa mi piacerebbe fare da grande. E' vero, non ho niente in mano, ma d'altro canto non ho niente da perdere. E' vero, i lavoretti saltuari spesso sono pagati poco e non offrono garanzie, ma d'altro canto li abbandonerò senza troppi rimpianti se all'orizzonte si profilerà qualcosa di più allettante o se deciderò di assecondare un sogno.
Già, un sogno, il sogno di lavorare per vivere e non viceversa, facendo un lavoro che mi appassiona. O anche semplicemente facendo un lavoro, punto e basta. Un lavoro che mi lasci il tempo e l'energia per ricordarmi delle persone care e di me stessa.

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