Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

giovedì 26 luglio 2012

TFA: "Eran 300, eran giovani e forti..."

...e (almeno) l'80% sono morti.
Parafrasi. TFA sta per Tirocinio Formativo Attivo. E' la nuova via obbligata per chi vuole fare l'insegnante: un anno di tirocinio, a cui si accede a numero chiuso, dopo il quale si consegue l'abilitazione ad insegnare (ma non certo il ruolo e nemmeno necessariamente una cattedra annuale).
Poco meno di 300 eravamo oggi per 20 posti a disposizione per accedere al TFA della cattedra di "matematica e scienze" alle scuole medie. E mi premuro di sottolineare alle scuole medie. Pischelli di 11-13 anni. Tenetelo a mente perchè è importante.
Giovani. Beh, di una volta. Età media 35 anni. Uno spaccato perfetto di una realtà sconfortante: una generazione fa a 35 anni si aveva il lavoro, quello di una vita, da almeno 10 anni. Oggi a 35 anni magari hai una laurea, magari qualche altra specializzazione, ma non sai ancora dove sbattere la testa.
Forti? No, sconFORTati. Perchè ti siedi pensando di partecipare ad una prova di selezione per insegnare matematica e scienze alle medie e quando vedi i quiz ti coglie il dubbio di aver sbagliato stanza: è forse il TFA per la cattedra di analisi 1 a ingegneria?
Accetto scommesse: almeno l'80% dei partecipanti, fra cui verosimilmente la sottoscritta, non passerà il test e non accederà quindi alla prossima prova scritta (sì perchè non è mica finita qui!).

Cari voi chi-diamine-siete-che-avete-organizzato-questa-pagliacciata (ministri? sottosegretari? rettori?),
ok, questa ormai è andata, ahahahah, grazie, davvero uno spassoso pomeriggio. Qualche postilla da prendere in considerazione per la prossima volta:
1) gli unici "integrali" che fanno la loro comparsa alle scuole medie sono i crackers che qualche mamma salutista infila nella cartella del proprio bambino come merenda;
2) gli unici "seni" di cui si discute alle medie sono quelli della Deborah di 3°B, che in quanto Deborah deve sicuramente avere più tette delle sue compagne;
3) se deve essere una presa per il culo legalizzata (leggi: Sulla scuola non vogliamo investire un euro e anzi taglieremo sempre di più, quindi in realtà non ci servono nuovi insegnanti e anzi non sappiamo nemmeno più dove mettere i "vecchi", però per mettervi tranquilli vi raccontiamo che prendere l'abilitazione serve e che l'unico modo per prenderla è partecipare a questo test. N.d.R. e pagare 100 euro per la buffonata di oggi e 2500 per l'anno di TFA), suggerisco di intestare le buste con le domande con la seguente dicitura:
MIUR
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Test preliminare di accesso al Tirocinio Formativo Attivo
Per me si va ne la città dolente
per me si va ne l'etterno dolore
per me si fa tra la perduta gente.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.

PS: e poi, dai, confessatelo che le due e dico due ore che sono state necessarie per identificarci, farci sedere e farci cominciare la prova, più le due ore e mezza in cui i candidati sono stati obbligati a stare seduti al proprio posto (niente bagno, niente possibilità di consegnare), erano un modo per far operare la selezione naturale su chi soffre di incontinenza e per stendere definitivamente i neuroni dei pochi superstiti...

-----------------------------------------
Vuoi commentare questo post? Clicca sul titolo (se non lo hai già fatto) e automaticamente apparirà lo spazio per i commenti. Scrivi e seleziona "commenta come". Se non hai un account scegli "anonimo" oppure "Nome/URL" se vuoi identificarti. Prima di postare il commento ti verrà richiesto di digitare una sequenza di lettere o numeri per verificare che tu sia un essere pensante e non una macchina.

venerdì 20 luglio 2012

Quello che non ho

Quello che non ho sono 1700 euro. Quelli, per la verità, non li ho più. Tanto ho dovuto versare al condominio per spese arretrate e nuove. Ma ho una casina tutta mia (e della banca, almeno per i prossimi 15 anni) e un gruzzoletto sufficiente per vivere bene senza tirarmela troppo.
Quello che non ho è uno zio d'America con un'eredità milionaria. Ma ho sempre avuto tutto il necessario e anche quel tanto di più per spassarmela davvero ma senza suscitare invidie.
Quello che non ho è un lavoro sicuro, remunerativo, appagante, stimolante, confacente al mio livello di istruzione, vicino a casa, che mi lasci un po' di tempo libero. Ma ho una serie indefinita di lavoretti più o meno inerenti i miei studi che mi hanno consentito di arrivare fin qua e un embrione piccolo piccolo di un sogno grande grande che con i miei studi c'entra poco o niente.
Quello che non ho è un matrimonio. Ma ho da nove anni un compagno di vita che è come l'aceto balsamico DOP, col tempo migliora (e comunque prima o poi mi sposerà;).
Quello che non ho è una nidiata di bambini. Ma ho 3 figli pelosi e meno impegnativi. Quando sto fuori fino alle 4 di notte e/o mi sveglio a mezzogiorno non protestano. Mi permettono di destreggiarmi fra le mie variegate, improbabili, attività lavorative. Se spunterà un figlio meno peloso e bipede vedrò come organizzarmi.
Quello che non ho è un apparato respiratorio efficiente. Ma ho un apparato gastroenterico che digerisce anche le palle di cannone ed essendo io antisportiva ma golosa ci ho sicuramente guadagnato.
Quello che non ho è una voce da urlo. Ma ho una passione malata per il karaoke e se avessi la voce di Mina certo non mi divertirei così tanto.
Quello che non ho è un paio di tette galattiche, la pancia piatta, il culo antigravitazionale, i muscoli sodi. Ma ho un corpo onesto, in cui la ciccia in eccesso si spalma in maniera abbastanza uniforme continuando ad ingannare frotte di commessi che mi propongono taglie in cui entro sì e no con una coscia (ma voi non diteglielo!). 
Quello che non ho è la fede in qualcosa di ultraterreno. Ma ho avuto una nonna che quella fiducia lì in qualche modo me l'ha trasmessa: per me dipende dall'empatia con gli altri, dal ricordo dei propri cari, dal gusto delle piccole cose, dall'esempio delle anime grandi, dal piacere delle belle parole, della cultura, del capire.
Quello che non ho è il tempo per elencare tutto quello che ho.
Ed avendo cominciato questo post per sfogarmi del salasso dei 1700 euro al condominio, credo di avere fatto un buon lavoro.

-----------------------------------------
Vuoi commentare questo post? Clicca sul titolo (se non lo hai già fatto) e automaticamente apparirà lo spazio per i commenti. Scrivi e seleziona "commenta come". Se non hai un account scegli "anonimo" oppure "Nome/URL" se vuoi identificarti. Prima di postare il commento ti verrà richiesto di digitare una sequenza di lettere o numeri per verificare che tu sia un essere pensante e non una macchina.

lunedì 16 luglio 2012

Alla ricerca della quarta personalità

Se pensate che i trattati di psicologia siano noiosi e/o si arrovellino sull'aria fritta, beh...questo non è un trattato di psicologia.
Se pensate che i manualetti raffaelemorelliani del tipo "Come essere felici" (n.d.r. grazie, questo lo so da me) siano robetta, beh...questo non è un manualetto.
E' invece la perfetta sintesi fra i due estremi: di un trattato ha la coerenza e il rigore scientifico, evidente anche a chi -come me- non è "del ramo", di un manualetto ha l'immediatezza, l'ironia, l'utilità.
Ringrazio perciò l'amica che ha voluto sua sponte darmelo in prestito (n.d.r. che meravigliosa manifestazione di empatia andare a casa di una persona portando in dono libri propri, scelti fra quelli che si sono pensati adatti all'ospite). Chiudo infatti questo libretto con la sensazione di avere forse imparato qualcosa e sicuramente di essermi fatta più di una risata.
Le coccole perdute sono quelle di cui tanti (supposti) adulti -in realtà nevrotici-bambini- vanno in cerca nei rapporti a due: sono quelle che il bambino (quello vero) chiede legittimamente a chi si occupa di lui non essendo biologicamente in grado di provvedere a sè. Coccole, cioè cura, attenzione, dedizione, compassione. Senza se e senza ma. Il bambino per natura chiede: deve farlo per sopravvivere. Ed è completamente autocentrato: deve farlo perchè non può controllare l'ambiente esterno, dunque lo teme e tende a preservarsene.
Lo sviluppo umano non prevede però solo la personalità del bambino, ma anche quella dell'adulto (che per natura prende) e del genitore (che per natura ). Equilibrato è colui che ha sviluppato questi tre stadi ed è in grado di intercambiarli a seconda delle circostanze. Raro. Nevrotico chi si è fossilizzato su uno dei tre esacerbandone gli aspetti deteriori.
Leggete il libro e diventerete bravissimi a smascherare nella vostra vita quotidiana tanti nevrotici-bambini, nevrotici-adulti e nevrotici-genitori!
Ma questa è la vecchia storia della pagliuzza nell'occhio del fratello. E che ne facciamo della trave? Quella, si sa, è più difficile da scorgere, forse non basta una vita, ma questo libro aiuta -spiritosamente, il chè non guasta- a cominciare a intravvederla e ad accorgerci che putacaso è proprio lei a farci ripetere sempre gli stessi errori, a farci soffrire sempre delle stesse cose, a farci soccombere sempre alle stesse paure. 
...che io sia un nevrotico-genitore? A conoscenti, amici, parenti e affini (che leggeranno il libro) l'ardua sentenza.

-----------------------------------------
Vuoi commentare questo post? Clicca sul titolo (se non lo hai già fatto) e automaticamente apparirà lo spazio per i commenti. Scrivi e seleziona "commenta come". Se non hai un account scegli "anonimo" oppure "Nome/URL" se vuoi identificarti. Prima di postare il commento ti verrà richiesto di digitare una sequenza di lettere o numeri per verificare che tu sia un essere pensante e non una macchina.

venerdì 13 luglio 2012

Torta allo yogurt: più facile a farsi che a dirsi

L'altro giorno volevo preparare un dolce ma mi trovavo nella condizione di: 1) avere poco tempo; 2) voler utilizzare gli ingredienti che avevo in casa. Sono pertanto incappata in una ricetta scovata nell'utilissimo libercolo chiamato "In dolce compagnia" (che consiglio vivamente, insieme anche al corrispettivo salato "Briciole - con poco si può").
Eccovi dunque la torta allo yogurt: una rivelazione di praticità, sofficità, gusto!
Io generalmente non amo molto le torte lievitate, ma questa è molto "ariosa" e leggera. Per la prima colazione è perfetta -è buonissima anche a due giorni dalla preparazione (dopo non saprei perchè l'ho finita prima)- e anzi, essendo veloce e semplice da preparare, vi esorto, almeno una volta ogni tanto, a bandire merendine, biscotti industriali, paste del bar e altre diavolerie in favore di una colazione autoprodotta, sana, naturale, buona! Se poi scegliete ingredienti locali e/o di provenienza sicura e magari utilizzate yogurt fatto in casa...beh...questo sì che è un bel decrescere (alla faccia di PIL, spread, bluf, blaf, sgnac)!
Gli ingredienti si misurano considerando il volume di un barattolo di yogurt e quindi vi occorrono:
2 uova, 1 barattolo di zucchero (circa 100 g, secondo me sostituibile, per chi vuole descrescere al meglio, con un cucchiaio di miele), 1 barattolo di yogurt bianco,1 barattolo di olio di semi, 3 barattoli di farina, 1 busta di lievito. Lo zucchero è l'unico ingrediente che ho pesato (e per questo vi scrivo il peso) dal momento che il barattolo di yogurt non era ancora vuoto.
Montare uova e zucchero con le fruste. Aggiungere lo yogurt, l'olio e in ultimo la farina e il lievito, un po' alla volta. Versare in una tortiera di circa 25 cm di diametro, ricoperta con carta da forno o ben imburrata/infarinata, infornare a 180 C° per circa mezz'ora. Una volta raffreddata spolverizzare a piacere di zucchero a velo.
Tempo di esecuzione (cottura a parte): 5-10 minuti.
Costo medio di una fetta: sicuramente meno di 50 centesimi!
Ehi ma dico...cosa aspettate?!

-----------------------------------------
Vuoi commentare questo post? Clicca sul titolo (se non lo hai già fatto) e automaticamente apparirà lo spazio per i commenti. Scrivi e seleziona "commenta come". Se non hai un account scegli "anonimo" oppure "Nome/URL" se vuoi identificarti. Prima di postare il commento ti verrà richiesto di digitare una sequenza di lettere o numeri per verificare che tu sia un essere pensante e non una macchina.

giovedì 5 luglio 2012

La sottile differenza tra guardie e ladri


E' di oggi la notizia della conferma in Cassazione della sentenza sugli agenti di polizia della Diaz durante il G8 di Genova. La pena comprende la sospensione dai pubblici incarici (per 5 anni).
Questa notizia mi ha fatto ripensare a Federico Aldrovandi, il ragazzo morto a Ferrara qualche anno fa. Anche in quel caso la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna dei poliziotti per omicidio colposo.
Poliziotti che picchiano un diciottenne ammanettato. Ubriaco, molesto, violento, chiassoso. Ok. Ma non è la schioppettata partita nel delirio e nella paura, quell'attimo che sfugge al controllo e indietro non ci torni più.
E' picchiare un ragazzo fino ad ucciderlo. Sono lunghi secondi, minuti forse, in cui il tempo di realizzare, di capire, di ridimensionare -credo- ci sia. Non volevano ucciderlo, volevano forse placarlo, "dargli una lezione". Niente più di così, mi auguro. Ma lo hanno ucciso.
Nessuna sospensione dai pubblici incarici per questi poliziotti, a quanto ho capito.
Non c'è polemica nella mia domanda, ma vorrei davvero che qualche persona autorevole mi spiegasse perchè?
Forse, un gruppetto di giovani che si imbatte nella notte in un ubriaco che sbraita, insulta e dà di matto avrebbe potuto infastidirsene (ma che vuole questo?), avrebbe potuto facilmente bloccarlo, qualche calcio di troppo sarebbe potuto partire (adesso gliela facciamo vedere noi). Il branco. Giovani di buona famiglia attanagliati dal male di vivere. Forse sotto effetto di alcol o stupefacenti. L'esigenza primitiva di sentirsi parte di un gruppo, la noia, le sostanze, l'incapacità di resistere alle provocazioni, una rabbia innominata da sfogare in qualsiasi modo. Deragliare è umano, per quanto bestiali possano risultare le conseguenze.
Il gruppo che si è imbattutto in Federico però era composto di poliziotti. Anche loro umani, anche loro deragliano. Ma come possono le "giustificazioni" che valgono per i bulli di quartiere, che scontata la loro pena tornano a fare gli operai, gli impiegati, gli studenti, gli artigiani, convivere con una divisa, il porto d'armi, l'autorevolezza di far parte delle forze dell'ordine?
Come può tornare a fare il poliziotto chi davanti alle intemperanze di un ragazzo ubriaco ha reagito come un facinoroso qualunque?
Come può tornare a fare il tutore della legge chi, di fronte alla pronuncia definitiva della legge, insulta pubblicamente la madre di un ragazzo morto? Veramente è giusto tenere in polizia chi evidentemente, nè sette anni fa nè oggi, ha saputo controllare il proprio rancore?

Togliete le armi agli assassini di Federico Aldrovandi

----------------------------------------- 

Vuoi commentare questo post? Clicca sul titolo (se non lo hai già fatto) e automaticamente apparirà lo spazio per i commenti. Scrivi e seleziona "commenta come". Se non hai un account scegli "anonimo" oppure "Nome/URL" se vuoi identificarti. Prima di postare il commento ti verrà richiesto di digitare una sequenza di lettere o numeri per verificare che tu sia un essere pensante e non una macchina.