Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

domenica 19 febbraio 2012

Giornata internazionale del gatto???

...e io me la sono persa, perchè purtroppo non ne sapevo niente e i miei gatti non mi hanno avvertita. Celebro perciò con incolpevole ritardo sulla data ufficiale del 17 febbraio il mio incontro ravvicinato del terzo tipo con il mondo felino, qualcosa che mai avrei sospettato fino a quattro anni fa.
Il fatto che sia passata da odio i gatti a sono una gattara dipende dal destino amico che ha messo proprio il gatto n°1 (quello della foto), e non qualsiasi altro gatto, sulla mia strada. Anzi, per la verità su quella che mia cugina stava percorrendo in macchina: il gatto n°1 rosseggiava sulla linea di mezzeria di una strada molto trafficata, lei si è fermata e lo ha raccolto. La prima notte a casa mia Romeo se l'è dormita sulla mia ciabatta, ed era lungo la metà. La seconda aveva già imparato ad arrampicarsi sul letto ed è lì dorme da più di tre anni. Romeo non graffia, non morde, è più pulito di alcune persone, più sensibile di molte altre, è un gatto gastronomo e mi osserva rapito mentre cucino, è timido e scontroso con gli estranei quanto dolce ed affettuoso coi "familiari", è elegante e regale, astuto e agile nello scovare rifugi originali, uno spasso da osservare mentre dorme nelle sue pose improbabili.  Romeo non miagola modula suoni (differenti a seconda delle esigenze). Romeo si contende con pochi altri esseri viventi lo scettro di chi più sa donarmi benessere quando sono di cattivo umore.
Il gatto n°2 (a macchie bianche e nere) è arrivato qualche mese dopo, per dare un amico al quieto Romeo. Cucciolata di randagi raccolti da una volontaria, tutti presto adottati...tranne uno: è molto simpatico mi dissero prima di presentarmelo. Ho capito -pensai- l'è un brot gat (= è un brutto gatto). Entrambe le cose erano vere: armonia e grazia non sono le caratteristiche distintive di Baldo, ma lo sono la dolcezza e la pazienza. Ora peraltro ha più propriamente le dimensioni di un puma, ma lui non lo sa. Si ritiene un piccolo micetto indifeso. Non miagola (quasi) mai (ma i soli momenti in cui miagola sono inconfesabili), morde per affetto, scava il pavimento dopo aver mangiato (??), fa "il pane" e un sacco di fusa: non sa proprio resistere ad un umano seduto o sdraiato.
Il gatto n°3 è un teppistello arrivato un paio di mesi fa. Perfetto esempio di reazione gagliarda ad una brutta disavventura (era rimasto incastrato nella cinghia di un motore che lo ha reso zoppo). Prova perfetta che non tutti i mali vengono per nuocere, perchè se Oscar non fosse diversamente gatto la casa probabilmente sarebbe allo sfascio. E' un tipo vivace e sfrontato, di quelli minuti ma che ci credono (e Baldo infatti si è convinto che sia una tigre dai denti a sciabola). Gli altri felini per lo più lo evitano o lo guardano con spregio, ma lui non se ne cura. Gli bastano due gambe umane su cui accoccolarsi, di tanto in tanto, e del cibo, lui sì, qualsiasi cibo (altro che gatto gastronomo!).
Ai miei gatti, alle loro corse quando torno a casa, al loro farmi da coperta mentre dormo, alle fusa, agli sguardi, alle endorfine che mi si sprigionano mentre li osservo nelle loro gatte vite. E a tutti gli altri gatti del mondo, naturalmente.
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mercoledì 15 febbraio 2012

Sanremo 2012: e liberaci da Celentano

Come negarsi di dire la propria sulla tradizionale italica querelle sanremese? Personalmente credo di averne diritto giacchè ho stoicamente resistito fino all'ultima canzone. E quindi, permettete, dò i numeri!

Dolcenera: 6. Orecchiabile, si sentirà spesso. Scarsa originalità.
Bersani: 6 e mezzo. Originale lui lo è sempre e questo è un valore aggiunto. Canzoncina delle sue, frizzante, ma senza il carisma di alcuni altri suoi brani.
Noemi: 5. Brano difficile da cantare e lei questa volta è giù di tono, e il pezzo non decolla.
Renga: 7. Esecuzione sempre impeccabile. Il testo non è niente di memorabile ma lui riesce a dargli mordente.
Chiara Civello: 6. Domanda n°1) chi sarebbe? Domanda n°2) sarebbe un big? Bella voce ma il brano può avere effetti collaterali (sbadigli).
Irene Fornaciari: 6 e mezzo. Van Des Froos si era impegnato di più per il suo brano dello scorso anno. Questo non colpisce, ma ha pur sempre ritmo e lei è una buona interprete.
Emma: 6. Ascolterò centinaia di volte questo brano alla radio e finirà per piacermi. Ma al primo ascolto poco rimane oltre alla grinta di Emma. Il tanto atteso pezzo impegnato mi sembra il Vecchioni dell'anno scorso sotto radice quadrata.
Marlene Kuntz: 7. Insolito per Sanremo. Qualche difficoltà a capire le parole, ma voglio dare fiducia a questo brano (che ovviamente questa sera sarà eliminato).
Finardi: 6 e mezzo. Non male, sia testo che musica. Lui ha un suo stile inconfondibile.
D'Alessio-Bertè: 7. Chi fosse più assurdo tra la Bertè e il giubbino in pelle a tripla cerniera di D'Alessio è difficile dirlo. Comunque il brano ha carica e la strana coppia è ben assortita.
Nina Zilli: 7 e mezzo. Secondo me la canzone più bella. Gran classe, gran voce, atmosfera retrò, ottima scelta anche il look.
Dalla-Carone: 6 e mezzo. A parte il fatto che quello che ha cantato era il cugino (di campagna, vista la cofana di capelli) del Carone di Amici, mi aspettavo qualcosa di meglio e un intervento più significativo di Dalla. Comunque non male, da riascoltare.
Arisa: 5. Ha cambiato genere ma non è riuscita nell'impresa e se ne è accorta pure lei. Poco convinta, molto noiosa.

Bene Luca e Paolo (geniale la canzone iniziale). Bene Papaleo. Bene pure Belen e la Canalis.
Sufficiente Morandi.
Per il resto...
Appello agli autori di Sanremo:
1) più canzoni meno parole, meno pause, frizzi, lazzi, intermezzi: non è possibile avere ascoltato 3 canzoni alle 10!
2) liberateci da quel mattone di Celentano. Braaavo gli urlavano. Bah. Bravo quando canta, sa muoversi sul palco, una persona che guarda il mondo, si interroga, etc...e questo è bene. Però. Dico, si sentiva la necessità di un'ora di pistolotto sulla chiesa che è lontana dalla gente (ma và?!), sul popolo sovrano e tutte queste chiacchiere da bar nobilitate da uno che, inspiegabilmente, ha il potere di trasformare la merda in oro?
Personalmente la direi con Vasco....


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lunedì 13 febbraio 2012

Gazzelle e leoni di casa nostra

Ogni giorno un operaio si sveglia e sa che dovrà correre. Punto.
Dovrà svegliarsi alle 5 del mattino ed essere operativo per il turno delle 6.
Se durante la notte sarà colto da virus gastrointestinale -ed è assunto a tempo indeterminato- dovrà avvisare al lavoro, andare dal medico, ricevere il certificato, consegnarlo all'ufficio personale, essere a casa negli orari delle visite fiscali. Se il contratto è a progetto (e il virus, come la fortuna, è cieco), ingollerà una scatola di pasticche che fermano-la-diarrea-prima-che-la-diarrea-fermi-te perchè se non lavora non viene pagato e se non viene pagato non mangia.
Se c'è neve, nevischio, ghiaccio, gelicidio, blizzard, bora, sono c....i suoi. Se non si presenta al lavoro, la cosa più edificante che gli possa capitare è finire fuori strada, in quel fosso tanto infido e pieno di neve, ed essere ripescato al disgelo mentre colleghi e superiori intonano il era proprio una brava persona di rito.
Ogni giorno un professore universitario si sveglia e sa che non avrà bisogno di correre.
Avrà un orario di lavoro lasciato alla libera interpretazione. Le 9 se è un tipo mattiniero.
Se non si presenterà al lavoro sarà impossibile discriminare fra virus, lutto familiare, incidente stradale, figlio indisposto, torneo di bridge, ciaspolata con gli amici, fuga romantica con la dolce metà, giacchè non dovrà avvertire nessuno, certificare niente, scusarsi neppure.

Nemmeno la tradizionale "telefonata ai bidelli" per avvertire del contrattempo: mettete per favore un cartello all'ingresso, con tante scuse per il disagio arrecato.
Se in Italia la mattina ti svegli importa eccome se sei operaio o professore!

Post scriptum: caro Presidente del Consiglio, caro Ministro dell'Istruzione, caro tu, chiunque tu sia, che avrai la possibilità e il coraggio di scalfire la montagna di privilegi ingiustificati su cui si ergono i tanti che in Italia, da decenni, possono permettersi di non correre. Sarà solo una scalfittura, mille altre ce ne vorranno, e per quella soltanto riceverai critiche e invettive. Ma sappi che io, dal mio piccolo mondo di gazzella in corsa, ti ringrazio.

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sabato 4 febbraio 2012

Monotonia canaglia

Il posto fisso è monotono.
Ed è venuto giù il mondo. Precari d'Italia unitevi! M&M, il sobrio, il misurato, il saggio, ha pestato la proverbiale emme. Shit happens, verrebbe da dire.
Ohi, nonno, che il posto fisso non dovesse essere un'aspettativa realistica per le nuove leve lo avevamo capito da tempo.
Gliel'hanno detto un po' tutti, anche chi nuova leva non è, il posto fisso ce l'ha, la pensione pure, e si è schierato a difesa di chi, sfigato e mazziato, potesse essersi sentito offeso da quella boutade. Facilotta come battaglia, grazie ragazzi, per quanto mi riguarda: anche meno.
La mia condizione, per dirla con Monti, è tutt'altro che monotona. E, ti dirò, mi sta bene. Hai ragione tu, Mario, te lo confesso. Agogno una certezza lavorativa ma in fondo la temo. A volte ci penso..e se domani mi dicessero "se lo vorrai e se non uccidi il capo, potrai lavorare qui per tutta la vita"? P-A-U-R-A. Temo non avrei più l'alibi di sognare che dopodomani potrei invece fare la scrittrice, la cuoca, l'avvocato, la divulgatrice tv. Potrei trasferirmi in Germania, in Islanda, a Madera, a Lipari. Mi sentirei troppo in colpa, della serie, ma che fai? Ti lamenti del brodo grasso?
Mettiamola così, il brodo di noi nuove leve difficilmente sarà grasso e su questo dovrebbero essere tutti d'accordo, anche quelli che ieri ci hanno mangiato tutto e oggi non hanno il coraggio di dirci la verità. Potrebbe anche non essere un male, ok. Ci sono però un paio di punti su cui lavorare: riparliamone fra qualche anno, e forse la tua frase suonerà meno amara.
Quando si cambierà lavoro per scelta e non perchè non ti lasciano altra scelta.
Quando sarà più conveniente tenere uno bravo che intercambiare decine di mediocri.
Quando pretendere almeno 5 anni di esperienza MA meno di 25 anni MA assumere con un contratto di stage sarà urbi et orbi considerato un paradosso.
Quando per avere un mutuo nel mondo moderno del mercato flessibile non ci chiederanno se siamo assunti a tempo indeterminato.
Quando la concorrenza sarà fatta di competenze e non di deprezzamenti.
Allora vorrà dire che la emme pestata in questi giorni ti ha davvero portato fortuna.

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mercoledì 1 febbraio 2012

Let it snow e la zuppa di cipolle

La neve va bene ma solo in montagna.
Figataaaaaaa (con tuffo a bomba in un cumulo di neve).
Io ooodio la neve. Traffico, freddo, paciugo, dovevo andare a fare la spesa, dovevo andare al lavoro (operazione a cuore aperto? no, faccio l'impiegato).
Io aaamo la neve. Suoni ovattati, lentezza, slittino nel parco.
Dovevano chiudere le scuole.
Non devono chiudere le scuole! La gente lavora!
Stamattina ho aspettato l'autobus più di un'ora. Eppure lo sapevano che veniva a nevicare.
Perchè non hanno sparso il sale????
Perchè hanno sparso il sale??? E' inutile anzi peggiora, inquina, le piante si seccano.
Non vieni a lavorare? Perchè????? 
Quelli che...la rotta alle 5 del mattino, i tergicristalli alzati, i chili di sale in giardino. Mi spezzo ma non mi piego, vado dove devo andare e mi sento un gran figo.
Quelli che...toh, un metro di neve, ma sei fuori, sono un pessimo pilota, l'auto la stanerò al disgelo.

Nevica governo ladro. La neve ha il potere del bipolarismo perfetto: o da una parte o dall'altra. Come ogni evento naturale incontrollabile mette a nudo le umane fragilità e i paradossi del nostro attuale stile di vita.
Per ritrovare pace ed amicizia propongo un piatto bipartisan: semplice, caldo, povero...la zuppa di cipolle!
Ricavate un litro di brodo (dado? benissimo! Se poi avete del brodo vero, chapeau).
Nel frattempo affettate 3 cipolle e fatele appassire con poco olio e una bella noce di burro in una pentola alta (meglio se di coccio). Aggiustate di sale, pepe, noce moscata.
Sfumate con un bicchiere di vino bianco e quando il liquido sarà evaporato spolverizzate con una manciata di farina, mescolate, lasciate tostare un pochetto la farina e aggiungete il brodo caldo. Fate cuocere per una mezz'ora a fuoco dolce.
Occupatevi dei piatti in cui la gusterete. Pane tostato, pane dell'altro giorno, crostini, pancarrè, quello che avete va bene: purchè sia ben abbrustolito. Ponete la vostra panosità sul fondo del piatto. Spolverate con parmigiano; se ne siete forniti dadolate finemente pure un altro formaggio (tipo fontina).
Se preferite passate la zuppa al mixer. Se siete dei veri edonisti completate con panna liquida e/o 2 tuorli sbattuti. Versate la zuppa bella calda nei vostri piatti "arricchiti". A tavola! 
And let it snow let it snow let it snow.

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