Ogni giorno un operaio si sveglia e sa che dovrà correre. Punto.
Dovrà svegliarsi alle 5 del mattino ed essere operativo per il turno delle 6.
Se durante la notte sarà colto da virus gastrointestinale -ed è assunto a tempo indeterminato- dovrà avvisare al lavoro, andare dal medico, ricevere il certificato, consegnarlo all'ufficio personale, essere a casa negli orari delle visite fiscali. Se il contratto è a progetto (e il virus, come la fortuna, è cieco), ingollerà una scatola di pasticche che fermano-la-diarrea-prima-che-la-diarrea-fermi-te perchè se non lavora non viene pagato e se non viene pagato non mangia.
Se c'è neve, nevischio, ghiaccio, gelicidio, blizzard, bora, sono c....i suoi. Se non si presenta al lavoro, la cosa più edificante che gli possa capitare è finire fuori strada, in quel fosso tanto infido e pieno di neve, ed essere ripescato al disgelo mentre colleghi e superiori intonano il era proprio una brava persona di rito.
Ogni giorno un professore universitario si sveglia e sa che non avrà bisogno di correre.
Avrà un orario di lavoro lasciato alla libera interpretazione. Le 9 se è un tipo mattiniero.
Se non si presenterà al lavoro sarà impossibile discriminare fra virus, lutto familiare, incidente stradale, figlio indisposto, torneo di bridge, ciaspolata con gli amici, fuga romantica con la dolce metà, giacchè non dovrà avvertire nessuno, certificare niente, scusarsi neppure.
Nemmeno la tradizionale "telefonata ai bidelli" per avvertire del contrattempo: mettete per favore un cartello all'ingresso, con tante scuse per il disagio arrecato.
Se in Italia la mattina ti svegli importa eccome se sei operaio o professore!
Post scriptum: caro Presidente del Consiglio, caro Ministro dell'Istruzione, caro tu, chiunque tu sia, che avrai la possibilità e il coraggio di scalfire la montagna di privilegi ingiustificati su cui si ergono i tanti che in Italia, da decenni, possono permettersi di non correre. Sarà solo una scalfittura, mille altre ce ne vorranno, e per quella soltanto riceverai critiche e invettive. Ma sappi che io, dal mio piccolo mondo di gazzella in corsa, ti ringrazio.
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In effetti una delle piaghe del mondo è proprio la disparità data da quella "specie di privilegio" che ormai è diventato il lavoro.
RispondiEliminaE' triste, davvero triste. E fa incazzare