Pubblicavo l'ultimo post a fine agosto e siamo già balzati oltre la metà di settembre. E oggi, finalmente, si vede. Cielo plumbeo, odore di pioggia, e pure quel bel rumore, fino a poco fa.
La ragione di un così lungo silenzio blogghesco è che dopo un'estate di più o meno costante sana disoccupazione ho ripreso a lavorare.
Breve digressione sul mito post-marxista del lavoro. La religione è l'oppio dei popoli, d'accordo. A distanza di anni, e nonostante le numerose conquiste di civiltà ed emancipazione, forse di quell'oppio lì i popoli ne abusano ancora, a tutto vantaggio di chi i popoli li piega ai propri privati interessi. Ma di oppio ne abbiamo contestualmente scoperto un altro, e nessuno ancora si arrischia ad additarlo come nefasto, ed è quello del lavoro.
Lavorare per essere qualcuno, per avere qualcosa, sempre più cose. Le cose che vogliamo avere sono sempre di più, gli stipendi sempre più bassi, e allora lavoriamo di più, di più, di più. Viverci in mezzo nel frattempo sarebbe auspicabile ma non sempre possibile.
Prima o poi la dipendenza chiederà il suo prezzo e l'organismo mostrerà di essere da tempo compromesso. Sarà la mia generazione probabilmente a dover ricoverare il malato, ammettere che era un tossico, superare le crisi di astinenza, le allucinazioni, la perdita della dignità. Uscirne, forse. O soccombere.
Ebbene, doveroso aggiornamento del mio status professionale. Ad uso e consumo di parenti, amici, conoscenti e non conoscenti che si trovino a chiedersi come mi procuro da vivere. A chi mi ha fatto questa domanda ma non ha ascoltato la risposta. O non l'ha capita, forse per mio difetto lessicale.
Nessuna attività illecita, per ora.
Tuttavia, definizione non facile.
Mettiamo subito le cose in chiaro. No, non ho un contratto a tempo indeterminato. Il mio è da consumarsi preferibilmente entro il 23 dicembre 2011. Alla scadenza è probabile che ci sarà altro latte UHT sugli scaffali del supermercato, ma in effetti non bisogna farsi troppe illusioni. No, non ho un orario di lavoro, non ho cartellini da timbrare, non ho buoni pasto, ferie, malattie, congedi.
Ciò premesso, quando lavoro. Di solito il pomeriggio, a volte la sera (fin verso l'una), a volte nel weekend. Da circa 20 a massimo 50 ore settimanali quando proprio si esagera (come la settimana in arrivo). Ecco perchè quando tu lavori io me ne vado tranquilla al mercato del lunedì.
Cosa faccio. A pagarmi è una cooperativa che fa comunicazione ambientale. Non atterrirti, prosegui, puoi farcela.
Tralasciando fotocopie, rilegature, centralino, che pure rappresentano quella salutare fuga dagli intellettualismi che solo i lavori ripetitivi sanno regalare, faccio principalmente tre cose: 1) formo e coordino gruppi di persone che fanno attività di informazione o consegna casa per casa (es. il tizio che viene a portarvi la pattumella per l'organico). Non ci hai mai pensato, forse non ci credi, ma c'è un sacco di lavoro dietro. 2) faccio personalmente informazione su temi ambientali (soprattutto raccolta differenziata) in incontri pubblici di vario tipo (serate, punti informativi, etc). Ebbene sì, qualcuno paga per questo. 3) curo e svolgo progetti didattici su rifiuti, acqua, energia, clima, chi più ne ha più ne metta, nelle scuole di ogni ordine e grado.
Sì, ma quindi, cosa faccio? Chiamami educatrice ambientale, mi sta bene.
Oppure continua a pensare che non mi sono ancora trovata un lavoro serio.
ahahahah!!! :) sei la mia preferita!!! :) e sì, sei proprio come i musicisti...
RispondiElimina- Cosa fai?
- Suono
- No, dicevo, come lavoro... ;D