Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

lunedì 15 novembre 2010

Territorio: uso e abuso



Oggi ho avuto una dissertazione via email con mio padre a proposito di questo link...l'eterna lotta fra Sancho Panza e Don Chisciotte.
Ecco la mia opinione a riguardo.



Un'area protetta da tutelare è un interesse più importante e che coinvolge un numero maggiore di persone rispetto all'interesse che possono avere delle imprese per i loro approvigionamenti. In genere un'area protetta è istituita, oltre che per necessità di tutela del paesaggio e degli habitat naturali (che hanno un valore forse poco pragmatico, ma già di per sè elevatissimo e che coinvolge le generazioni future), anche per ragioni di sicurezza e in un paese come il nostro non abbiamo proprio bisogno di andare ad alterare l'alveo di un fiume, salvo poi lamentarci che "certi disastri potevano essere evitati".
E questi continui approvigionamenti, questo continuo costruire e costruire, in un paese dove la natalità è ai minimi del mondo occidentale...ho l'impressione che si sia entrati in un meccanismo per cui certe scelte urbanistiche e non solo si fanno solo per avere dei proventi e non per reali necessità. Le tante case, i tanti edifici, che già ci sono non bastano? Non si potrebbero recuperare quelli esistenti? Non si potrebbe incentivare l'utilizzo di materiali di recupero?
Le risorse, energetiche, idriche, le materie prime, lo spazio fisico, la capacità che hanno i sistemi naturali di assorbire gli inquinanti hanno un limite oggettivo e secondo me non si può continuare a pensare la pianificazione territoriale, l'industria, lo sviluppo ignorando questa realtà. "Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo, oppure un economista", lo ha detto un economista inglese e credo sia una disamina su cui occorrerebbe riflettere.
E per cominciare a instillare nelle persone il necessario cambio di mentalità, a mio modo di vedere è giusto e doveroso che le istituzioni comincino a dire qualche no e a fare scelte impopolari, perchè pochi sono disposti a cambiare rispetto alle vecchie abitudini, a fare dei sacrifici, a rinunciare a una parte del proprio tornaconto se non subiscono delle imposizioni, e questo è ancor più vero in Italia, dove non brilliamo certo di senso della collettività e lungimiranza.

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