Ovvero, riflessioni sparse sulla festa del 150° anniversario dell'Unità d'Italia alla luce delle suggestioni che ho tratto dalla performance di Roberto Benigni al festival di Sanremo e dall'intervento di Marco Travaglio di lunedì 21 sul web. Ometto il link al seguitissimo Benigni, mentre mi permetto di soccorrere quanti non si sentono pronti per 45 minuti di travaglio attraverso la sintesi che segue.
Ottimo attore Benigni, indiscutibilmente ben riuscita la sua lezione sull'inno nazionale. Tuttavia il messaggio, che secondo Travaglio sarebbe "italiani, siate orgogliosi del vostro glorioso passato e dunque festeggiate il 150° anniversario", non è condivisibile. Le brutture politiche che da anni si susseguono in Italia, non ultimo il Ruby-gate e lo scandalo affittopoli a Milano, non ci consentono nessun orgoglio, ma anzi somma vergogna. Pertanto c'è poco da festeggiare. La filosofia del volemose bene, la fratellanza fittizia che sarebbe sottesa alle celebrazioni del 150° non dovrebbero annacquare l'indignazione verso questa classe politica.
"Sono orgoglioso di essere italiano"/"Mi vergogno di essere italiano". Io relego entrambe queste frasi nel grande calderone del qualunquismo e pertanto cerco di evitarle entrambe.
Non mi piace il patriottismo di maniera, quello chiassoso delle parate del 2 giugno e della retorica dei funerali di stato all'ultimo militare ucciso. Non mi piacciono l'Italia agli Italiani e padroni a casa nostra, la difesa di dialetto e tradizioni da parte di quanti per lo più della cultura che ha reso grande l'Italia non hanno alcuna traccia nel cuore, e spesso nemmeno nella testa.
Sono nata in un paese variegato e stupendo dal punto di vista naturalistico, artisticamente inarrivabile; un paese in cui abbiamo avuto Dante e Michelangelo e Leonardo. Un paese che sa cosa sia una splendida giornata di sole, dove ad ogni angolo c'è una preziosa tradizione gastronomica. Un paese dove si parla una lingua ricca di poesia e di passione. Sono felice di esserci nata e per questi stessi motivi di viverci. Non ne sono orgogliosa, perchè l'esserci nata non dipende da me, ma dal caso.
Tuttavia nemmeno me ne vergogno. In Italia c'è una classe politica, da destra a sinistra, infida e mediocre, voluta e sostenuta evidentemente da una maggioranza altrettanto mediocre. Per responsabilità dell'una e dell'altra, sono tante le cose che non vanno in Italia, ma le responsabilità sono individuali, nè contagiose nè ereditarie.
E dunque, festeggiamo o no? Io direi di sì, e non solo perchè sia un giorno di vacanza (e per favore non parlatemi di costi e di crisi perchè mi viene l'allergia).
Benigni non ha fatto solo una performance da fuoriclasse, ma raccontando di Mameli, di Cavour, di Garibaldi mi ha ricordato che non per l'orgoglio sarebbe opportuno festeggiare, ma per la memoria. Perchè la storia di quegli spiriti magni possa servire da ispirazione e da stimolo per le nostre piccole umane faccende. Perchè proprio in un periodo socialmente e politicamente così tetro quella memoria ha un grande valore, e rappresenta qualcosa a cui aggrapparsi.
E così guarderò al 150° anniversario come Foscolo guardava alla chiesa di Santa Croce a Firenze, in cui sono custodite le spoglie di tanti grandi del passato: una fruttuosa occasione di memoria.
(...) ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l'itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l'alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t'invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
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