Significato della famosa citazione dantesca per chi non lo sapesse -il mio amato non lo sapeva. L'amore non permette a chi è oggetto di amore di non riamare a sua volta. L'amore attira l'amore, quando è sincero, intenso, totalizzante. Come non credere in questo confortante assioma.
Vaaaa bene, pochi coraggiosi sopra ai 16 anni dichiarano di gradire e celebrare San Valentino: è una festa stucchevole, un idillio del consumismo, etc etc. Ma quale miglior pretesto per me per pubblicare una poesia che da sempre mi commuove, quella che vorrei che un uomo, preferibilmente il mio, mi dedicasse, una poesia d'amore che io trovo speciale e intima come poche. Fortunata questa donna che se l'è vista dedicare. E a tutte le donne innamorate desiderose di parole e a tutti gli uomini innamorati a corto di parole è questa che io dedico: A mia moglie di Umberto Saba.
- Tu sei come una giovane
- una bianca pollastra.
- Le si arruffano al vento
- le piume, il collo china
- per bere, e in terra raspa;
- ma, nell'andare, ha il lento
- tuo passo di regina,
- ed incede sull'erba
- pettoruta e superba.
- È migliore del maschio.
- È come sono tutte
- le femmine di tutti
- i sereni animali
- che avvicinano a Dio,
- Così, se l'occhio, se il giudizio mio
- non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
- e in nessun'altra donna.
- Quando la sera assonna
- le gallinelle,
- mettono voci che ricordan quelle,
- dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
- ti quereli, e non sai
- che la tua voce ha la soave e triste
- musica dei pollai.
- Tu sei come una gravida
- giovenca;
- libera ancora e senza
- gravezza, anzi festosa;
- che, se la lisci, il collo
- volge, ove tinge un rosa
- tenero la tua carne.
- se l'incontri e muggire
- l'odi, tanto è quel suono
- lamentoso, che l'erba
- strappi, per farle un dono.
- È così che il mio dono
- t'offro quando sei triste.
- Tu sei come una lunga
- cagna, che sempre tanta
- dolcezza ha negli occhi,
- e ferocia nel cuore.
- Ai tuoi piedi una santa
- sembra, che d'un fervore
- indomabile arda,
- e così ti riguarda
- come il suo Dio e Signore.
- Quando in casa o per via
- segue, a chi solo tenti
- avvicinarsi, i denti
- candidissimi scopre.
- Ed il suo amore soffre
- di gelosia.
- Tu sei come la pavida
- coniglia. Entro l'angusta
- gabbia ritta al vederti
- s'alza,
- e verso te gli orecchi
- alti protende e fermi;
- che la crusca e i radicchi
- tu le porti, di cui
- priva in sé si rannicchia,
- cerca gli angoli bui.
- Chi potrebbe quel cibo
- ritoglierle? chi il pelo
- che si strappa di dosso,
- per aggiungerlo al nido
- dove poi partorire?
- Chi mai farti soffrire?
- Tu sei come la rondine
- che torna in primavera.
- Ma in autunno riparte;
- e tu non hai quest'arte.
- Tu questo hai della rondine:
- le movenze leggere:
- questo che a me, che mi sentiva ed era
- vecchio, annunciavi un'altra primavera.
- Tu sei come la provvida
- formica. Di lei, quando
- escono alla campagna,
- parla al bimbo la nonna
- che l'accompagna.
- E così nella pecchia
- ti ritrovo, ed in tutte
- le femmine di tutti
- i sereni animali
- che avvicinano a Dio;
- e in nessun'altra donna.
"Il bacio" (G. Klimt) |
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