Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

domenica 20 febbraio 2011

Luci a Sanremo

I navigli a Milano
Ovvero luci a San Siro, ovvero Roberto Vecchioni vince il festival di Sanremo.
L'assenza della televisione nella mia vita mi ha tenuta un po' alla larga dal festival per la prima volta in più di 20 anni. Ieri sera però ho seguito la finale. E dunque, Vecchioni.
Professore di latino e greco, uomo colto, complesso, sensibile, ironico, capace di parole di pura poesia e anche di spasso. Inutile aggiungere che lo adoro, e già solo per quello che è e per le parole che ha saputo trovare in tante canzoni per me è stata una piacevole sorpresa il fatto che abbia partecipato a Sanremo e sono felicissima che lo abbia pure vinto.
Stile Vecchioni inconfondibile, quasi un autoplagio, ma se a plagiarsi è uno così sinceramente poco mi importa. Un testo molto attuale, ricco, i ragazzi in piazza, gli operai che perdono il lavoro, i libri e le idee da difendere, che nessun porco che sta sempre al sole può oscurare. E sopra a tutto questo, l'amore a cui aggrapparsi, quello cantato da un uomo che dedica il pezzo alla compagna di tutta una vita. Come per tante sue canzoni, ho l'impressione che non smetta mai di parlare soprattutto ai ragazzi, a quelli che per età e per natura possono e devono nutrirsi ancora di sogni e di speranze. E quando lo ascolto mi piace pensarmi in questa sua eterna classe sospesa a cui si rivolge, anche se lui non è più professore e io non ho più l'età per essere studente.
Francamente non avrei retto all'ennesima vittoria di uno della scuderia di Amici. Peraltro immagino che avrò modo di ascoltare migliaia di volte la canzone di Emma e dei Modà e alla fin fine di farmela piacere, ma nonostante sia parecchie tacche sopra quelle che furono di Marco Carta e Valerio Scanu, non mi è sembrata niente di straordinario.
Non infierirei troppo sul terzo posto di Albano, canzone zeppa di retorica cantata col suo solito stile ingessato. Misteri italiani, al pari di Pupo con Emanuele Filiberto. Bah.
Mi restano di questo Sanremo le canzoni di Giusy Ferreri, Davide Van De Sfroos e mio malgrado Anna Tatangelo. Lotto da tempo contro il mio inconfessabile debole per lei, ma so già che il suo pezzo mi perseguiterà e io lo imparerò a memoria e lo canticchierò in macchina.

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