Oggi ho riguardato "Alla ricerca di Nemo", a mio avviso uno dei cartoni animati Disney pixar meglio riusciti. Spledidi colori, personaggi ben delineati, un bel messaggio di speranza e fiducia. Confesso che mi commuovo pure un poco nel vedere il piccolo Nemo coraggioso, con la sua pinna atrofica, diventare un eroe.
L'ambientazione di questo cartone animato mi ha fornito lo spunto per un post che dedico a quanti negli ultimi tre anni si fossero chiesti di che cosa esattamente mi sia occupata con il mio dottorato.
Pensate alla barriera corallina dove Nemo è nato: acque tropicali limpide, un paradiso. Dei tipi esigenti questi coralli (che, detto per inciso, sono animali). Non necessariamente, in realtà. A ben guardare infatti si scopre che sanno accontentarsi, tanto che li ritroviamo anche in ambienti più ostili, acque temperate, profonde, torbide, stagnanti; magari non sono così "rigogliosi", variegati e variopinti, e dunque comprensibilmente attirano meno l'attenzione. Probabilmente anzi nella loro lunga storia è in questi habitat poco attraenti che si sono diversificati affinando le loro strategie di nutrizione. Non dimentichiamo infatti che queste bestiole trascorrono la loro vita attaccate al fondale marino e pertanto il problema di procurarsi il cibo standosene sempre tappate in casa occupa gran parte dei loro pensieri (e come dargli torto?!).
Il planisfero 30 milioni di anni fa |
Come e perchè dunque studiare costoro? Cosa ci raccontano? Il post si sta allungando oltre i limiti di leggibilità e qui mi fermo. Per saperlo rimando alla prossima puntata.
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