Si diceva, vita, morte e miracoli dei coralli di bocca buona di 30 milioni di anni fa.
Perchè studiarli? Curiosamente occorre fare una premessa molto simile a quella che si dovrebbe fare parlando del latino, del greco, della filosofia, della linguistica, dell'antropologia, dell'astrofisica e di centinaia di materie che patiscono il pragmatismo razzista che si cela dietro all'interrogativo ricorrente: ma a cosa serve??? A nulla, ovviamente. A nulla a cui per lo più pensi chi pone questa domanda. Non serve a salvare vite umane, non serve al progresso delle nuove tecnologie, non serve a scoprire nuove fonti di approvvigionamento energetico, non serve a confezionare brevetti da milioni di euro, non serve a migliorare la produttività e l'efficienza, non serve a farsene qualcosa. Non serve nemmeno, almeno in Italia, a trovare lavoro.
Dunque, senza alcuna velleità di concretezza, si studiano questo bestie semplicemente per capire qualcosa di loro. Per immaginare come se la passavano, se conducevano esistenze disagiate e fugaci o se invece nel loro habitat ostile ci si erano adattati bene, per evidenziare se avessero caratteristiche distintive che ci facciano esclamare "Eccoli qua, questi li conosco: sono quelli di bocca buona!" ogni volta che un nuovo smartellamento porti in luce nuovi relitti di coralli dal passato. Perchè rappresentano un pezzettino di una lunghissima storia affascinante in cui solo verso la fine del romanzo compariamo anche noi.
Alcuni dei miei coralli "di bocca buona" |
Anche per questa volta il limite di leggibilità è raggiunto e qui mi fermo. Nella prossima puntata: quanto tempo vivevano questi coralli? Qual era la causa della loro morte? In quale fra gli ambienti ostili indagati se la passavano meglio?
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