I protagonisti di "Basilicata coast to coast" |
Già, rotolando. Mai verbo fu più appropriato per la mia attuale modalità di deambulazione dopo i bagordi delle feste. Il Sud che ho incontrato è quello di due film recenti che casualmente ho visto in queste sere: Benvenuti al Sud (quello con Claudio Bisio e Angela Finocchiaro) e Basilicata coast to coast di e con Rocco Papaleo, ma direi soprattutto con Alessandro Gassman, e le femmine mi hanno già capita;).
Voto al film con Bisio: 5. Forse chi non ha mai visto il film originale francese (in Italia si chiama "Giù al nord"), di cui questo è un remake - ossessionato pure troppo dal suo essere remake, al punto da risultare una scimmiottatura maldestra del modello, gli potrebbe dare un voto più alto, ma io l'originale l'ho visto e non riesco a dare di più a questo. Bisio è divertente, ma non si riesce a prenderlo sul serio come attore, per quanto comico, e alla fin fine la sua performance somiglia ad un medley delle sue pubblicità, stessi faccioni, stessa mimica. La Finocchiaro invece è come sempre adeguata. Gli stereotipi su cui il film è basato sono resi in modo un po' goffo, su tutti la scenetta della finta scorta armata inscenata per assecondare i pregiudizi della moglie del direttore delle poste trasferito al Sud. Il film francese, senza sacrificare la comicità (anzi, ho riso molto di più), mi sembra abbia più classe, una vera commedia da prendere assolutamente sul serio. Questa è un'accozzaglia di gag più o meno riuscite, che non si eleva a tale rango; classico "film" comico italiano degli ultimi anni, beh...pur sempre alcune tacche al di sopra dello standard Vacanze di qua e di là.
Voto a "Basilicata coast to coast": 6 e mezzo. Film minimalista, niente di eccessivamente originale, a parte l'idea (e non è poco) di ambientarlo in una terra poco conosciuta e ancora meno nominata. Per il resto si marcia su luoghi comuni, a partire dal viaggio come Bildungsroman (sì sì, me la tiro un po' come tutti quelli che hanno fatto il classico, ma portate pazienza, era proprio la parola che mi ci voleva), da cui tutti i partecipanti capiscono -ma va?- qualcosa di se stessi. Ma se ci si pone nei confronti di questo film con un pizzico di ingenuità fanciullesca lo si può trovare tenero e leggero, un racconto facile da decifrare ma che comunque ripropone il tema mai banale a guardarci ben dentro dei rimpianti, delle occasioni perdute, dei treni acciuffati, di quello che avremmo voluto o vorremmo essere e di quello che in fin dei conti invece siamo. E poi, al di là della filosofia e del Bildungsroman, o anzi, forse proprio come somma espressione dell'una e dell'altro, per l'appunto, c'è Gassman. E c'è pure Max Gazzè, che è tutto un altro genere, va bene, ma io continuo a sostenere che abbia un suo perché.
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