Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

domenica 26 dicembre 2010

Elogio anticristiano degli amici preti di Antonio Socci

Grazie al suggerimento dell'amico Luca Lombroso, mi sono imbattuta in una perla giornalistica di cui diversamente mi sarei privata, giacché non annovero tra i miei passatempi preferiti quello di frequentare le pagine di Libero: Elogio cristiano del Natale consumistico di Antonio Socci. Vi prego, se non avete abbastanza tempo, se siete a un bivio tra questo post e l'articolo di Socci, cliccate risolutamente su quest'ultimo. Capireste in un batter d'occhio il titolo del mio post, come la penso e forse vi fareste un'idea su dove stiamo andando: altissimo rendimento, insomma.

"La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri"
Premessa di carattere autobiografico-esistenziale. Amo il natale, non amo i cinici intellettualoidi che lo aborriscono, che si lagnano degli auguri, degli addobbi, dei regali, delle cene in famiglia, dei babbi natale. In barba alle mie convinzioni ambientaliste, e contro il volere dell'amato amorevele coinquilino umano, le luci di natale resteranno accese dall'8 dicembre al 6 gennaio di ogni anno fuori dal mio balcone fino a che ci sarà anche una sola goccia di petrolio. Il natale per me è il ricordo di un'infanzia serena, delle vacanze trascorse con una nonna che mi lasciava il presepe allestito fino al giorno del mio compleanno (8 marzo) perché io ci potessi giocare; in sostanza, evviva il natale
Anni ed anni di agnosticismo mi hanno peraltro resa sempre più strenua nella difesa della coerenza dei cosiddetti valori cristiani. Esempio: "non osi separare l'uomo ciò che Dio unisce". Questo anatema che allegramente viene pronunciato durante i matrimoni cristiani e spesso allegramente disatteso, anche da tanti politicanti che poi si vendono come paladini della cristianità (e come tali, ORRORE, vengono votati!), mi atterrisce ogni volta che lo sento e mi fa pensare che se io credessi in quel dio lì prenderei la cosa terribilmente sul serio, e mi sposerei forse in sede di estrema unzione, tiè.  
Non frequento le omelie dei preti da svariati natali, ma mi pare di capire dall'articolo di cui sopra che questi sciagurati preti siano per lo più coalizzati a difendere, di fronte agli affondi dell'orgia consumistica che intasa le nostre strade e fa girare qualcosa d'altro oltre all'economia, il valore di un natale frugale, non intaccato dalla corsa ai regali o dal last minute alle Maldive. Ebbene, amici preti, siete in errore! Ora vi spiego, chi ha creato le acque limpide e i fondali meravigliosi delle Maldive? Fuochino! E dunque, come potete pensare che il suddetto last minute entri in conflitto con lo spirito del bambinello che viene al mondo infreddolito in una mangiatoia? Ma no! Tutto regolare, Dio ha donato il suo unico figlio per noi, ha donato se stesso, e dunque il sillogismo è: anche noi siamo spinti naturalmente a donare in questo periodo di festa e se voi ci esortate a non farlo ci comunicate un messaggio acristiano. Donare se stessi, il proprio tempo, la propria amicizia, la propria attenzione? Mmm, beh, sì...ma tenete a mente che i "consumi natalizi" fanno per il PIL molto di più dell'amore e della dedizione, quindi puntate su quelli, già che ci siete. E se qualche fedele un po' ortodosso vi guardasse storto, ecco qua cosa gli direte: pensate ai Re Magi. Si fecero tanta di quella strada per portare al bambino infreddolito i loro ricchi doni: no no, mica era una metafora, ma cosa andate mai a pensare? Il messaggio era: sperperate, mettetevi in coda, per essere tra i fortunati ad accaparrarvi l'ultima confezione di mirra, di quella buona.

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