Una di queste frasi, citata dalla conduttrice, era la seguente: Disastroso terremoto in Turchia. Le vittime verranno commemorate con una foto di Simoncelli.
Mi ha colpita. Personalmente l'ho trovata amara e terribile, sicuramente caustica, ma intelligente e non lesiva. E mi ha fatto riflettere su come la morte sia sfacciatamente antidemocratica e come nel dolercene, e nel celebrare e rimpiangere il defunto, ancorchè non legato a noi da un vincolo familiare/affettivo, gli esseri umani siano, istintivamente, crudelmente selettivi. Lungi da me chiamarmi fuori dal novero di tali esseri umani: ammetto che prima di quella frase non avevo dedicato un minuto della mia domenica a "compatire" (in senso etimologico) i morti del terremoto in Turchia, mentre parecchi ne ho spesi a leggere, ascoltare, vedere lo sfortunato motociclista, rammaricandomi per lui. E dire, come alcuni hanno commentato, cinicamente ma non senza ragione, che lui aveva scelto quella vita rischiosa, peraltro assai ben pagata. Era giovanissimo, certo, e le morti precoci lasciano sempre interdetti, ma fra i 500 morti della Turchia qualcuno doveva essere altrettanto se non più giovane.
La verità è che la morte non è uguale per tutti. Non lo è almeno la sua eco mediatica, nè la partecipazione emotiva popolare che dell'intensità di tale eco è allo stesso tempo causa ed effetto.
Generalmente empatizziamo più con il turista italiano morto in una catastrofe naturale ai tropici che con la popolazione locale, magari spesso indigente. Più con il soldato italiano ucciso che con le vittime inermi delle guerre.
Umano, troppo umano; siamo tutti fondamentalmente egocentrici e l'argomento che ci appassiona di più è "noi stessi". E' italiano come me; ha la mia stessa età o l'età di mio figlio; è proprio della mia stessa città; lo vedevo sempre al bar dove (io) vado a fare colazione; ci sono stato anche io là in vacanza. E mentre io sto qui a scoprire l'acqua calda grazie a una frasetta del piffero, i professionisti della comunicazione ci sono arrivati da tempo e così Simoncelli finisce in prima pagina, e ci fanno vedere e rivedere gli istanti della caduta, e arricchiscono la vicenda di particolari (e la barella che cade e forse Valentino smette), e la Turchia chi se la ricorda più. Normale, lo so, ma a ben pensarci, sommessamente, la cosa mi imbarazza. Tutto qui.