Mamma insegnante, babbo libero professionista, generazioni di nonni istruiti: prototipo del fanciullo destinato al liceo classico senza possibilità di replica.
Per mia fortuna non appartenevo al prototipo e ho scelto il classico come qualsiasi tredicenne dovrebbe poter scegliere la scuola superiore: a caso o tutt'al più a naso. No, non farò come la miss Italia di turno: non passavo di lì con la mia amica Frenci mentre ci mangiavamo un gelato, il preside mi ha notata, etc etc. Tuttavia la mia non fu una scelta meditata. Al corso facoltativo di latino delle medie infondo avevo ottenuto risultati poco incoraggianti...
Arrivai casualmente al Muratori tre giorni dopo l'inizio delle lezioni perchè ero coi miei in Sardegna: abbronzata e di carta velina vestita, mentre i miei nuovi verdognoli compagni erano già infagottati nei maglioni.
Quella scuola si rivelò per me una buona idea. Una scuola che mi ha insegnato tanto di quello che sono e che dico e che penso oggi, dove ho incontrato amici mai più lasciati, consolidato una sorellanza di vecchia data, dove ho imparato a misurarmi con la mia personalità che si formava, inciampava, si stupiva, si arrabbiava, faceva cose buffe che oggi mi inteneriscono. Auguro a qualsiasi ragazzo di svegliarsi sereno la mattina prima di andare a scuola, in qualsiasi scuola, come mi sono svegliata io per cinque anni.
E però diciamolo il liceo classico non è una scuola qualsiasi. Noi relitti del classico siamo marchiati a fuoco e a distanza di anni dall'età verde della scuola vagabondiamo con la nostra lettera scarlatta stampata in fronte. Riconoscerci è facile. Siamo quelli che "un agente teratogeno è una roba che causa malformazioni" e proprio non resistono a dirlo. Quelli che sei stai male, beh, "compassione è soffrire insieme" e tutta la tomella filosofico-esistenziale che ne consegue. Quelli che riconoscono un ossimoro e una litote, e non riescono a fare a meno di compiacersene. Quelli che per imparare a cambiare una lampadina devono sempre e comunque prendere appunti. Quelli che hanno sviluppato una compulsione per lo studio. Quelli che non c'è limite a ciò che potrebbe essere interessante sapere. Quelli che tanto il classico ti dà un metodo. Quelli che hanno sperimentato che questa teoria ha dei limiti. Ma che nonostante tutto avere un libro da aprire, una storia che aspetta di essere raccontata, un sogno che attende di essere realizzato è un bel vivere.
Ed è così che ad anni trenta più uno, a dodici anni dalla maturità, cinque dalla laurea, pochi mesi dal dottorato, sono tornata nel limbo degli studenti e mi sono iscritta a giurisprudenza.
Liceo classico: può avere effetti collaterali anche gravi, leggere attentamente il foglietto illustrativo.
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