Non potevi che essere un lungo giorno di pioggia, caro il mio 2 febbraio 2013.
Un cielo limpido e un sole sfacciato sarebbero stati una sgradita impertinenza, oggi. Ti ringrazio invece per avermi accompagnata con il ticchettio incessante delle mille gocce di pioggia che ancora non smettono di saltellare.
Oggi è il giorno in cui ho imparato che se piove e hai le scarpe bucate i piedi te li bagni e non c'è niente di più goffo che fingere di averli asciutti. In passato l'ho fatto e sono stata così brava a propagandare la confortevole condizione dei miei piedi che ho finito per crederci anch'io, tanto che nemmeno nel chiuso di casa mi sono mai veramente concessa di appendere i calzettoni fradici vicino al caminetto.
Oggi è il giorno in cui ho imparato che non è facile chiedere alle persone con cui stavi amabilmente passeggiando di fermarsi un momento; è imbarazzante ammettere "ho le scarpe bucate e un gran freddo ai piedi". Ma ho imparato che pensare di farlo è molto più difficile che farlo davvero. Ho imparato che quando lo fai le persone si ricordano di quando anche loro hanno avuto le scarpe bucate e volentieri si fermano e aspettano. Tutte anzi ti darebbero le loro di scarpe, se potessero, ma non si può: ognuno ha le sue e deve imparare a rattopparsele. Ma sapere che tutti hanno delle scarpe da rattoppare e che se ti tremano i piedi e il passo non è sicuro come un tempo c'è chi saprà sorreggerti, o semplicemente allungarti una mano o anche solo rallentare o suggerirti un buon calzolaio, questo è un piccolo grande conforto.
Oggi è il giorno in cui ho imparato che giunti a casa i calzettoni bagnati è meglio appenderli subito al caminetto. Continuando ostinatamente a portarli vengono solo i reumatismi, che dalla punta delle dita è un attimo che arrivano su fino alla schiena e senza neanche accorgertene cammini tutto gobbo. A riparare le scarpe ci vuole tempo e perizia, ma è meglio pensarci coi piedi al calduccio.
Oggi è il giorno delle mie scarpe bucate e dei calzini fradici. Non starò a far finta di avere il passo infallibile del bersagliere. Per ora no. Ma appendo il cartello all'ingresso e so che là fuori tanti compagni di viaggio sapranno aspettare.
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E' un post davvero bello, di quelli con l'anima! :) sai che subito mi sono sentita in colpa e ho avuto i brividi e ho dovuto chiederti qualcosa in privato... ma rileggendolo stasera mi sono emozionata, e ne ho colto tutta la bellezza profonda :) scrivi proprio bene, cara, ma questo già lo sappiamo. Quello che io ho scoperto oggi è che se hai i piedi davvero fradici, ecco, non hai sempre bisogno di dire che va tutto bene. Quindi chiudi pure per un po', metti i calzini sul termosifone (che tu il camino mica ce l'hai, eh?) e arriva quando vuoi, io ti aspetto. un bacione
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