Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

domenica 1 maggio 2011

Gran segreto è la vita....non è vero Godot?

...e nol comprende che l'ora estrema, diceva Adelchi. E tu, Godot, non mi hai detto niente di tutto questo, e ho letto pure che i critici ammoniscono di non tentare di darti un volto, giammai!
Recensione di una domenica pomeriggio a teatro...aspettando Godot. A quei sommi critici domando scusa, sono il musico fallito, il pio, il teorete di gucciniana memoria giunto oggi a sparare cazzate su qualcosa che non conosco.
Scenografia di forte impatto: un grande albero secco in un paesaggio desolato. Albero e paesaggio e luci plumbee costrette sotto un grande arco nero, quasi si trattasse di quelle asfittiche palle di vetro dove far volteggiare improbabili fiocchi di neve sul colosseo di turno.
Attori poderosi, tutti quanti; scontato che fossero superbi i celebri protagonisti, io comunque ho molto apprezzato anche il pazzo che portava il servo alla corda (e pure il sevro non scherza...).
La trama non esiste, e questo è spiazzante. I due protagonisti aspettano un tale Godot, e questo è tutto. Il resto è un susseguirsi di nonsense, o apparenti tali, mozziconi di frasi buttate là...ce la prendiamo con la scarpa quando la colpa è del piede, curioso forse, ma questa è quella che mi è rimasta più impressa. Così come mi sono rimaste impresse quelle scarpe, sempre sulla scena, anche se non sempre ai piedi del proprietario, che dimentica che siano sue e le trova ora troppo strette ora troppo larghe, e le pensava nere e le ritrova marroni...e ora a noi due, caro Godot. Perchè io lo so chi sei, e a me non me la racconti che non sei niente e nessuno. Il mio Godot è semplicemente l'illusione che tutti noi cerchiamo, anche non volendolo, che ci illudiamo che arrivi e per aspettarla siamo disposti ad ingannare il tempo in futilità, perchè dovrà arrivare, ed è il senso della nostra vita. Quasi ce ne dimentichiamo, dobbiamo chiedercelo infinite volte, come fanno i due protagonisti, per poi ripetercelo come un karma: che stiamo facendo qui? ah, già, aspettiamo Godot. Non sappiamo nemmeno che faccia abbia, non siamo certi che non ci prenderà in giro, ma lo aspettiamo, eternamente sospesi e insoddisfatti.
Si ride anche, anzi si sorride (che non è la stessa cosa, come dice il più consapevole dei due); tutto amaro quanto basta per uscire dal teatro con la sensazione che Godot non arriverà mai, ma che confidare che arrivi sia il solo modo per ingannare il tempo.

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