Alienato con monomania della violenza sui bambini |
Sono una lettrice discontinua e tendenzialmente piuttosto lenta. A volte si può proprio dire che mi ci perda un po' e temporeggi eccessivamente attraversando anche periodi abbastanza lunghi di allontanamento dalla lettura o dalla prosecuzione di un libro che magari mi sta pure piacendo. Temo sia il mio organismo che si ribella alle titaniche imprese dei malavoglia-gattopardi-coscienze-di-zeno e compagnia bella da leggersi in un'estate dei tempi del liceo.
Questo per dire che, curiosamente, ho letto questo libro in pochi giorni, rubando mozziconi di frasi persino al distributore in attesa del pieno di benzina. Prosa inarrestabile, in pieno stile Ammaniti. E d'accordo, i ragazzini dei libri di Ammaniti son sempre un po' lo stesso personaggio, ma io a quel personaggio lì sono così affezionata, ci credo così tanto, che ci casco ogni volta. E pure la dinamica padre-figlio (con padre possibilmente violento-alcolista-maniacodepressivo) è pluri-indagata nei suoi romanzi, ma io ci trovo sempre una poesia, timida, modesta, ma potente.
La storia prende, anche se non sorprende: si intuisce cosa accadrà ma il modo in cui è raccontato è talmente incalzante che del colpo di scena proprio non se ne sente la necessità.
E ora vengo all'alienato di Géricault. So dell'esistenza di tali alienati dai tempi in cui un'amica li studiava per un esame e non me li sono mai più dimenticata. Tante volte mi capita di associare un quadro a una canzone o a un libro: beh, assocerei questo a "Come Dio comanda" e credo che l'affresco che fa Ammaniti di un certo personaggio del libro lasci altrettanto atterriti...provare (alias leggere) per credere.
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