Il Cristo di San Juan de la Cruz di Dalì |
Premessa. Non ho particolare simpatia per l'uomo Mel Gibson, per quel che ne so. Quanto ai suoi film, spiccata tendenza alla retorica, dialettica male contro bene troppo netta per i miei gusti.
Tuttavia ho apprezzato questo film.
Forte, ma non più di mille altri. La polemica forse è scaturita dal fatto che sangue e barbarie siano qui accostati al tema religioso. Non ci vedo tuttavia niente di indecoroso in questo. Infondo è la storia di un uomo torturato e ucciso dall'ignoranza degli uomini, dal buio culturale e morale; un simbolo dei tanti che allora come oggi, magari con modalità differenti, magari sottratti ai nostri occhi dall'ipocrisia che nasconde tante moderne crudeltà e ingiustizie, vengono a trovarsi dalla parte sbagliata. E' la storia della debolezza di chi potrebbe cambiare le cose e invece si adegua (Ponzio Pilato), di chi potrebbe rischiare per le proprie idee e invece accetta il compromesso (Pietro); è la storia del popolo di Machiavelli, che satisfatto e stupido, nutre le proprie frustrazioni del dolore dei più deboli.
Lo ammetto, avrei voluto biecamente sfruttare questo film come pretesto per addentrarmi nell'annoso tema della religione e della religiosità. Tuttavia, visto il poco tempo che ho a disposizione in questo momento penso che non andrei oltre a la religione è l'oppio dei popoli, e temo che in tal caso ruberei l'idea a qualcun'altro;) Pertanto sopprassiedo, in attesa di una migliore occasione di concentrazione.
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