Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

lunedì 29 dicembre 2014

Quando due rumene, un polacco e una siciliana (emigrati in Germania) raccontano il comunismo

Ebbene sì, cara Gio, te lo avevo detto che mi avevi ispirato un post!
Per chi non la conoscesse, la Gio è una delle "sorelle della mia scelta". La nostra amicizia è stata un diesel, anche se ci conosciamo da 20 anni (Gio, sono passati 20 anni, ti rendi conto???). Adesso però il motore ha carburato, e niente lo ferma più, anche se ci si sono messi di mezzo 700 km.
Da http://www.blog.oneholidayrentals.com
Qualche giorno fa, sul nostro filo diretto Italia-Germania ha fatto la sua comparsa una sua "riflessione della domenica", scaturita da una chiacchierata tra sigari e ricordi d'infanzia con altri ragazzi emigrati in Germania, ma da Paesi dell'Est. Ricordi di bambini muniti di tessere per ritirare la propria razione quotidiana di latte, di quell'unica marca di biscotti a loro concessa; di popoli che per lunghi anni nulla più di quanto concesso hanno osato sperare di avere o di fare. 
Più recentemente mi sono trovata su un treno, spettatrice di una ininterrotta quanto molesta conversazione fra tre giovani di 25-30 anni, i cui punti cardine vertevano intorno a notazioni quali in Italia va tutto male, tanto c'è la crisi, lavorano solo i raccomandati, bisognerebbe mandarli tutti a casa, all'estero sì che le cose funzionano.
Non starò qui ad enumerare le tante tristi vicende di ottusità e pochezza di un Paese, il mio, che lasciano esterrefatti ed arrabbiati, tanto più perché avvengono laddove di potenziale ce ne sarebbe ben più che in altri posti. Facile, per non dire paraculo: è tutta colpa loro, è tutta colpa della crisi.
No, allora, completiamo il quadro. Nel 1989, mentre i suddetti bambini stavano in fila per il latte, io andavo alle scuole elementari, facevo danza due pomeriggi la settimana e pianoforte il venerdì perché così mi andava, salvo poi non proseguire nè l'una nè l'altro perché non mi andava più. Andavo tutte le estati al mare con i miei genitori e in montagna con i nonni. Ho poi fatto scuole medie, liceo, autogestioni, università (Ingegneria, poi anzi no Geologia), interRail, Erasmus, dottorato; ho fatto più viaggi di quelli che i miei genitori e i miei parenti messi insieme hanno mai fatto, ho dormito in tutte le case che volevo e sono tornata all'orario che mi pareva.
Il quadro completo implica cioè che sono vissuta e vivo in un Paese libero. Che come tale può anche andare liberamente a rotoli, come le vite dei suoi abitanti, ma nel quale una scelta c'è. C'è sempre.
E se il politico può scegliere di essere onesto, anche se qui è difficile perché tanti non lo sono e magari se la passano anche bene; anche la persona comune può scegliere. Scegliere di fermarsi alle strisce pedonali, di fare uno scontrino o di richiederlo, di spogliarsi di titoli, pretese, supposti diritti per farsi umile e darsi da fare, perché il tempo dei diritti acquisiti è passato e forse è giunto il tempo di meritarseli certi privilegi.
Mandiamoli tutti a casa. Benissimo. Ma siamo sicuri che, messi nelle stesse condizioni, noi saremmo meglio di loro?
Sputare sul piatto che ti ha nutrito, e che ti ha reso ben pasciuto, con lo smartphone in tasca e la settimana bianca, non mi sembra un buon presupposto per una lucida operazione di autocritica e di auspicabile miglioramento.


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2 commenti:

  1. Grazie una ventata di energia che mi ha ricordato la fortuna di pensare positivo!! GRAZIEEEEE

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  2. Sono contenta! Iniziamo con grinta e fiducia il 2015!!!

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