Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

sabato 24 settembre 2011

Home sweet home

Signore e signori, vi prestento...casa mia!
Ingresso-sala, festa di pareti gialle e verdi. Non giallino paglierino, verdolino salvia, no, giallo oro e verde bosco. I colori scuri stancano, patologia da cui pare molti siano afflitti ma non io.
Mobili in noce, tutti intarsiati, un pezzo dell'amata casa dell'amata nonna. Sì, lo so, nessuno sotto i 40 anni sceglierebbe mobili così, ma il mio è uno dei casi in cui sono i mobili che mi hanno scelta: hanno atteso in soffitta per almeno un lustro, strenui al destino di discariche e pesche di beneficienza, fino a quando è arrivato per me il momento di mettere su casa a budget limitato.
Uno dei pochi salotti in cui lo schermo piatto non ha ancora fatto la sua apparizione: cara, vecchia, ingrombrante tv a tubo catodico, retrocessa oramai a schermo del computer, giacchè dalla tv generalista mi sono felicemente congedata. Divano verde scuro, foggia antica, uno dei rari pezzi acquistati all'occorrenza e prontamente devastato dai gatti. Condizione perfetta per ricordarmi che un divano è soltanto un oggetto inanimato.
Poster da due soldi, aventi il solo pregio di essermi piaciuti, l'insegna Come on, we're open, fotografie: un'intera finestra di fotografie (e intendo proprio un telaio di una vecchia finestra), intrecciate a ricordarmi un pezzettino di vita. Quadro, uno solo, ed è giusto che sia così. Un pannello sopra il suddetto divano, colori che sembrano fatti apposta per me e per il mio salotto, dono realizzato e autografato dalla mamma dell'amorevole amato coinquilino umano.
Cucina, salvata da un magazzino in fallimento. Anche lei credo mi stesse aspettando. Rustica, semplice, superfici riflettenti bandite. Mi sento a disagio nelle cucine high tech, piccoli obitori domestici, tavoli lisci lisci di metallo, faretti indagatori che mettono a nudo piani di lavoro rigorosamente de-batterizzati.
In cucina come in bagno pareti verde acido.
Non ne contemplano più di bagni così. Graziose piastrelline anni 80. Vasca da bagno antidiluviana (indecente, senza offesa, me lo ha detto pure mia sorella di anni 7) con telo da doccia, quelli che mentre ti lavi ti si appiccicano addosso che è un piacere. E contro eserciti di moderni lavandini sospesi o incastonati in mobili portacartaigienica, il mio è un classico rassicurante lavandino con la gamba.
Camera da letto lilla (aaaa....riposante), letto laccato rosso-Ferrari (aaaa....meglio non esagerare col riposo), recuperato da mio zio accanto ad un cassonetto. Sulla lettiera (n.d.r. o si dice la testiera del letto??? forse la lettiera è quella dei gatti) la locandina di un film a cui è votato il mio personale culto, Manhattan di Woody Allen.
Il balcone, piccola piattaforma ecologica domestica: compostiera, bidoni per la raccolta differenziata, cassetta per i gatti, qualche pianta che ancora sopravvive al pollice tutt'altro che verde dei proprietari toccati in sorte.
Benvenuti, dunque, mettetevi comodi, vado a preparare qualche stuzzichino.
Quelli che la casa non è un'astronave.
Quelli che un divano bianco è vietato dalla legge.
Quelli che un po' di polvere non ha mai ammazzato nessuno.
Quelli che gli oggetti sono sempre soltanto oggetti.
Quelli che la migliore terapia è rientrare a casa propria.

1 commento:

  1. Quelli che casa propria è un nido accogliente dove riposarsi e coccolarsi da soli.
    Ma anche un porto di mare dove dare il benvenuto agli amici con un bel bicchiere di birra fatta in casa.

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