Un uomo.
Un pazzo? Un malvagio? Un disadattato? Un sadico? Un abusato? Sotto effetto di stupefacenti? alcol? Si sentiva vittima del sistema? dell'indigenza? del razzismo? della frustrazione? di un abbandono? della noia? della paura? del male di vivere? Qualcuno dovrà stabilirlo.
Certo è che c'è un uomo che ha commesso un abominio contro suoi simili, indifesi. Uomini che lasciano altri uomini a piangerli, per una morte inaccettabile, come sempre lo è la morte.
Non c'è un modo accettabile di morire una mattina presto a colpi di piccone, vittima casuale di un uomo che proprio quella mattina sente "voci cattive".
Non c'è un modo accettabile per una donna di essere stuprata, picchiata, seviziata, uccisa.
Non ce n'è uno per essere travolti da un'auto fuori controllo. O per morire di lavoro per la negligenza o il pressapochismo di qualcuno.
Non sono morti di meno i tanti colpiti a morte in Norvegia nel 2011, vittime casuali di un norvegese ultranazionalista ostile al multiculturalismo.
Eppure quando avvengono fatti come quelli del ghanese che a Milano ha ucciso tre passanti a colpi di piccone dilaga la sindrome "delinquenti e buoi dei paesi tuoi".
Ma la pelle bianca non avrebbe reso il reato di quell'uomo più accettabile, così come la pelle nera di una ministra italiana nata in Congo non la rende di per sè meno brava. Né al contrario necessariamente più brava.
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