Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

martedì 2 aprile 2013

Patologicamente donna

Pensa ad una donna qualsiasi. Come tante donne immagina di avere dei figli. Ma anche se ci fanno credere di essere onnipotenti, non lo siamo, e non sempre le cose vanno come uno le immagina. A volte i figli arrivano inattesi, altre volte, pur attesi e desiderati e cercati, non arrivano, altre ancora sembra che arrivino, se ne stanno là dove non puoi vederli, ma sai che ci sono, e di punto in bianco non ci sono più.
Ci sono donne qualsiasi a cui capita di sentirsi diverse da qualsiasi donna che annuncia di essere in attesa, si accarezza la pancia, si siede al posto che le è appena stato lasciato libero, risponde di che sesso sarà e come lo chiamerà. Alcune di queste donne hanno al seguito compagni spauriti e inermi, figlioni non voluti, e sono piene di rabbia e frustrazione, quel pensiero diventa un'ossessione e al tempo stesso un segreto silente, un taboo intoccabile.
Altre magari si ritrovano sole, che forse è meglio. Alcune provano a fidarsi, vada come vada, e si giocano la carta del fatalismo e dell'ironia, forse era giusto così, forse ma forse ma sì, e via andare.
Pensa ad una donna qualsiasi, sola, ma armata di fiducia, di un sorriso e di un buon libro, che si reca al reparto di Patologia Ostetrica ad eseguire gli esami per una diagnosi di poliabortività.
Già patologia abbinato ad ostetrica suona male: ci si sente patologicamente difettate, laddove tutto un immaginario di cicogne e di cavoli e di fiocchi azzurri e rosa concorre a delineare intorno all'idea di maternità un'aura di puro idillio. Ma via...fiducia-sorriso-libro: ascensore, reparto, ingresso. Ma ecco che un esercito di pance da combattimento in assetto idilliaco si para davanti alla nostra signora qualsiasi patologicamente donna: settimi, ottavi, noni mesi, con mano di ordinanza ad accarezzarsi il ventre e compagni solerti e baldanzosi al seguito. Ok, forse ma dico forse per il reparto di Patologia Ostetrica poteva essere ricavato uno spazio a parte rispetto a quello di Euforia-Meraviglia-Gaiezza Ostetrica; comunque fiducia-sorriso-libro e via.
Domandi ad un addetto dove devi andare, "non qui", e vieni arcignamente rimbalzata tre porte più in là, "attenda di essere chiamata". Attendi. Fiducia-sorriso-libro. Ti mimetizzi tra le pance (beh...infondo tra bagordi alimentari e cappotto un quinto mese lo potresti sembrare...mmm, peccato per l'assenza di mano e di marito). Scopri che c'è chi sta peggio. C'è qualche altra donna qualsiasi che per inseguire il sogno di un figlio deve passare per l'ostetrica responsabile del reparto Sterilità, scelta probabilmente per la sua sterilità di intelligenza, educazione, umanità. "Scusi ma si ripresenta dopo sei anni?! E cos'ha fatto nel frattempo?! Il compagno è sempre lo stesso?!" "Ma gliele hanno prese le uova o no?!" "Beh ma se poi le viene un'infezione e rimane sterile sono fatti suoi".
Fiducia-sorriso-libro. Mimetismo. Attesa. 
Attendi un'ora e mezza prima che l'ostetrica del reparto si ricordi che un'ora e mezzo prima aveva appuntamento con te. "Scusi ma mio padre non sta bene". Proverai a dirlo domani al lavoro. Magari funziona. Prelievi e via. "Ora vada al reparto Sterilità per i dosaggi ormonali". Ti palesi a Miss Sterilità, la quale sgrana gli occhi, ripiega le labbra rifatte in una probabile smorfia di diniego, e sentenzia che "Scusi ma sono già le undici e mezza e io non ho tempo. Venga domattina".
Pensa ad una donna qualsiasi, senza fiducia e senza sorriso.
Oggi una donna fiduciosa, sorridente, scribacchina, ha provato compassione per quella donna qualsiasi, costretta a tutto questo, ma senza la terapia di un blog e di un po' di ironia.      

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1 commento:

  1. In un mondo di tonde pance gaie, leggere il tuo post fa sentire meno soli. Grazie.

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