E' passato qualche anno
da quando la Signora Aquilone aveva provato a raccontare le sue peripezie ostetriche. Allora la Signora era triste e solitaria.
Oggi che tutto le
sembrava nuovo e diverso, dalla valigia del "cambio vita" è saltato
fuori il calzino spaiato, quello che forse se buttavi era meglio.
Oggi la Signora
racconterà la storia di quel calzino.
Quale donna non conosce un test di gravidanza? Quello tradizionale almeno, senza frasi o faccine; quello con le classiche stanghette rosa. Due = sei incinta. Una = non sei incinta. Ogni donna ci ha fatto pipì sopra almeno una volta. Con opposti sentimenti: sperando, bramando, supplicando una stanghetta oppure due. Non esiste una stanghetta e mezza, non esiste un sentimento intermedio. Una o due.
Oggi voglio raccontare
della mia stanghetta solitaria: una, dritta e inequivocabilmente unica. Fiera e
diritta come un dito medio. Fuck you. Anche questa volta hai mancato il
bersaglio. Ritenta sarai più fortunata.
Forse la mia urina non è
abbastanza concentrata. Forse sono stata troppo impaziente. Forse rientro in
quello 0,0001% di falso negativo. Forse ma forse ma sì.
Forse invece è tutta
colpa di quel calzino spaiato. E' saltato fuori, il bastardello; non puoi
fingere di non vederlo. E' colpa sua se tutta questa faccenda, che doveva
essere solo un idillio romantico, ha iniziato a poco a poco a romperti le
palle.
Perché quella che ormai
lo sa anche il muro che è incinta (e del resto si vede lontano un miglio quanto
è rosea e luminosa la baldracca), ma tace per scaramanzia, ti ha rotto le
palle. Quell'altra che aveva un unico ovaio policistico, l'utero retroverso, un
fibroma grosso come una mela, due botte ed è rimasta incinta, pure lei ti ha
rotto le palle. Quell'altra ancora che...puff...neanche se n'era accorta; pure
quella ti ha rotto le palle. Pure tua nonna che senza stick ovulatori,
stanghette e faccine ha avuto dieci figli dai 15 ai 45 anni ti ha rotto le palle.
Ti hanno rotto le palle
tutte le storie di maternità più o meno impreviste, miracolose, incredibili,
travagliate, quelle che "quando smetti di pensarci", "quando non
ci pensi affatto", "quando è l'ultima cosa che vuoi", "quando
pensi non sia possibile".
Zitte, zitte tutte, parlo
io, anzi per cominciare non parlo affatto, ma rivendico, senza pietismi, il mio
diritto al DITO MEDIO.
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