Da www.corriere.it |
L'ho scelta perchè la trovo inopportuna e di cattivo gusto. Irride la religione che permea l'ambiente in cui io sono cresciuta, quella del catechismo che ho frequentato, dei sacramenti che ho fatto, di molti dei valori in cui tanti miei connazionali (credenti, praticanti, atei) si riconoscono.
Per me, come per colei che, da afroeuropea e musulmana, firma questo post (lo consiglio!), si può e si deve ridere di tutto. E aggiungo che tutte le libertà, anche quella del cattivo gusto, devono essere difese. Perché la nostra storia, quella dei cittadini dell'Unione europea, ha attraversato tanti dolorosi capitoli in cui persone sono morte per difendere le libertà che oggi noi possiamo dare per scontate.
Mi sono interrogata ultimamente, e ancora più oggi, sull'islam. Ho letto e riletto il post di cui sopra...."A ogni attentato vorrei urlare e far capire alla gente che l’islam non è roba di quei tizi con le barbe lunghe e con quei vestiti ridicoli. L’islam non è roba loro, l’islam è nostro, di noi che crediamo nella pace."
Pochi giorni fa, a Istanbul, in visita alla moschea blu, una signora con il capo velato è entrata nella parte riservata ai fedeli, transennata per i turisti. Appena l'agente della sicurezza se n'è accorto, l'ha subito raggiunta e allontanata. Le donne, ancorché musulmane, non possono pregare dove pregano gli uomini, ma in un'area riservata.
Io non riesco a vedere libertà in una religione che permette ancora questo. Non riesco a vederci pace, nè uguaglianza. Certo, l'islam non è quello dei fanatici che sparano o sgozzano; ma non è nemmeno, mi pare, una religione che accetta e accoglie. Siamo diversi, ancora tanto diversi.
In tutte le religioni c'è un sotteso di oscurantismo e superstizione; e anche il cattolicesimo, che ha radici più antiche, ha conosciuto una lunga parabola di odio e intolleranza. Probabilmente siamo sfasati di qualche secolo.
Inutile e dannoso esacerbare le differenze; ma forse anche negarle.
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