Io le dissi ridendo -Ma signora Aquilone, non le sembra un po' idiota questa sua occupazione?
Lei mi prese la mano e mi disse -Chissà? Forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà.

giovedì 6 marzo 2014

E non c'è niente da capire...

Un'opera d'arte è una forma di corteggiamento verso lo spettatore. Corteggiatori ce ne sono di vario genere. C'è quello ruffiano. Prendi una Roma ammaliatrice e struggente, condisci con un attore superbo che ti vale da solo un Oscar, aggiungi suggestioni da "Dolce vita" dei tempi moderni, l'infinita vanità del tutto sparsa qua e là, vai di shaker e servi con abbondante ghiaccio...et voilà, americana o tedesca stesa in un lampo, ed è fatta.
La Signora Aquilone però è italiana. Buone, ottime, le premesse, si prefigurano fuochi artificiali. Che tuttavia non arrivano.
E il corteggiatore maliardo, tanto seducente, curato, abile conversatore, finisce per deludere le aspettative,avviluppandosi in un languido e reiterato autocompiacimento. La Signora si porta a casa l'impressione di un uomo colto e ben vestito, ma sostanzialmente innamorato di se stesso, logorroico e autoriferito.
Voto: 6. Onore al merito di aver confezionato un bel prodotto, che ha portato plauso all'Italia. Ma i capolavori sono altro.
Aggiungo due note positive insospettabili. La Ferilli, tragica e decadente. E Serena Grandi, tragica e decaduta. Perfette nei loro personaggi. 

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